Galleria virtuale di dipinti, disegni, sculture, fotografie e recensioni dell'artista Osvaldo Contenti
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giovedì 1 settembre 2011
“Separè” di Osvaldo Contenti
Con tutti i locali open space e soprattutto i loft, che adesso vanno tanto di moda, la funzione di un divisorio temporaneo potrebbe tornare in auge per delimitare, proprio in quelle vaste superfici abitative senza mura, una zona privata demarcata da quelle delicate “pareti mobili” chiamate separè. Che dalla loro, a mio avviso, darebbero anche un tocco di vivacità e di romanticismo in più rispetto agli elementi di arredo, fin troppo minimalisti, che tutti possiamo osservare in versioni sempre più fredde e razionaliste. Così m’è venuto in mente di disegnare un separè molto intrigante, dai colori talmente vivaci tanto da “riscaldare” anche gli ambienti più gelidi.
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Su facebook, il poeta e mio carissimo amico Gian Contardo Colombari, che ringrazio, ha dedicato i seguenti, splendidi versi a "Separè":
Erotismo velato dall'ombra, / fatta di colori e di pasta di vetro: / ma è illuminante penombra, / che disvela ciò che si cela dietro. / La figura annuncia l'amore, / sesso libero eppur discreto, / vissuto senza falso pudore, / con disio appagato e lieto.
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Rivolgo i miei sentiti ringraziamenti anche alla poetessa Valeria Catania, che proprio su questo blog ha dedicato a "Separè" la bellissima lirica che segue:
Bucando la luce latita l'inespresso svestendo verità/ Oltre l'io lucida follia compatta desio del Sè foce d'immagini variegate/ Groviglio neuronale alimenta viva sensorialità/---/
mercoledì 1 giugno 2011
“DONNA AFRICANA” di Osvaldo Contenti
Questa è l’opera che è stata esposta dal 25 al 29 Maggio nella collettiva denominata “EuropAfrica”, molto ben allestita nella Galleria d’arte SPAZIO OTTAGONI di Via Goffredo Mameli 9, in Roma. E su “DONNA AFRICANA” non c’è molto da spiegare, in quanto credo che il dipinto parli da sé, tranne per come ho trattato lo sfondo: una sorta di “fiammate lignee” che evocano le lingue dei primi fuochi accesi dai nostri antichissimi progenitori africani. La tematica del legno, poi, si ritrova anche sulle fattezze del viso della donna, per sottolineare la forte influenza artistica che l’arte africana suscitò sui movimenti artistici europei dello scorso ‘900, sul piano dell’astrattismo e del cubismo.
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Due grandi poetesse hanno commentato “DONNA AFRICANA” con degli splendidi omaggi.
Valeria Catania con questa sua eccezionale poesia:
Abitacoli ampliano fluire/
Beltà ricama trasparenze d'Argani/
disvela clessida tratteggiando battigia/
Insaziabile rifrazione spezza temporalità proiettando/sinuoso/ bianco seno/
Profumi--------/---/
e Anna Maria Ciaurro con la seguente, perfetta disamina:
“…interpretare questo dipinto mi costa fatica... per accedere alla profondità di esso ho dovuto guardarlo per un po di tempo ed in un silenzio assoluto; neppure il rumore del mio pc tolleravo, dovevo concentrarmi perchè in questo tuo lavoro sapevo ci fosse tutta l'intensità del tuo amore per l'arte, e sono certa che per te è stato faticoso arrivare a dare questa espressione, questo senso di vivo ad un volto che appare in un primo momento vitreo ( legnoso ) come tu stesso hai affermato... ma ovviamente non perchè non ti veniva, anzi; credo che i capolavori diventino tali solo quando si cercano scavando nel profondo dove sono già pronti, la fatica è immensa perchè più sono puri e più è difficile arrivare a sottrarli alle "Grinfie dell' Anima"! Detto questo mi accingo con molta umiltà a decifrare questo volto a dir poco magnifico! Tenendo conto di quanto hai scritto e nel rispetto di esso che è la tua assoluta ed insindacabile descrizione. "Mentre scrivevo sentivo di aver incontrato anche un altra dimensione". Partiamo da questo retroscena ombroso; dove si vedono le fiamme della vita; esse rappresentano le fiamme della grande forza della Donna Africana, in quanto si deve essere armata di tutte le forze della passione, anche di quella più piccola per poter affontare una vita dura "rappresentata dalle ombre che la circondano" e che l'hanno accompagnata per lunghissimo tempo! Vediamo il busto di una giovane e bellissima donna, con queste spalle che non sono tutte in vista ma che danno il senso della bellezza di questa pelle levigata e sembra quasi toccarla e sentirne la seta che scivola al tatto. Il volto di una straordinaria espressività comunica pensieri che arrivano lontano come se quegli occhi fossero di una veggente alla quale appare tutto il vissuto e quello ancora da vivere; dolce e delicato da un lato... austero e riservato dall'altro. Tutto l'insieme ci dona un interpretazione profonda e dettagliata di quanto tu Osvaldo hai scritto! Grazie per avermi permesso di godere di una tale bellezza artistica! Con Stima...” Anna Maria Ciaurro
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Anche il poeta Gian Contardo Colombari, su Facebook, ha omaggiato quest'opera con la bellissima poesia che segue:
Origine del genere umano,
culla della specie,
ventre di una Civiltà
non ancora scissasi
in tante piccole,
parziali civiltà.
Figlia di vita dura,
d’oppressione e fame,
madre di una cultura
che non conobbe
calami e stili
ma che proprio per questo,
priva di superbia intellettuale,
affonda più di altre le radici
nel profondo, ancestrale archetipo.
Sensualità che sfida e batte il pregiudizio,
fatta di ombre che a buio non conducono
ma ad abissi di spirituale piacere
in cui solo il saggio rispettoso
può immergersi.
Sguardo volitivo, deciso,
di chi da secoli sa fondere
dolore e amore, vita e morte,
di chi contiene in sé
e trasmette agli altri
l’imperativo categorico
di sperare e di lottare
per un mondo migliore,
per un mondo più giusto.
Gian Contardo Colombari.
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E non è tutto, perché anche la poetessa Angela Ragusa, su Facebook, ha dedicato questa sua bellissima poesia a "DONNA AFRICANA":
Spinge il fuoco lo sguardo severo
donna africana fra tutte le donne
madre antica, conserva le tracce
di ciò che furono gli esseri umani.
Su lei mille soprusi,atavici tabù,
schiava nel corpo soggiace
al maschio che nascosta la vuole
dietro a quel velo prigione
o evirata del suo naturale piacere.
D'ebano la pelle come legno di fuoco,
statuaria immagine si impone
a quel mondo,che distratto e confuso,
dimentica quanto nel suo seno
è incarnato il seme-germoglio
di ogni figlio diletto,frutto
d’amore, a perpetuare la specie.
martedì 19 aprile 2011
“Il Giardino dell’Arte” di Osvaldo Contenti
Nel Giardino dell’Arte c’è una musa assopita che rappresenta tutte le altre sue otto sorelle. L’ultimo a risvegliarla dal sonno fu Giorgio De Chirico, quando nel 1917 dipinse “Le muse inquietanti”. Poi, più nulla o quasi. Presi com’eravamo, e come siamo, dalla frenesia di una nuova e ben più inquietante musa, tanto energica quanto eretica, quella dell’arte della guerra. Pablo Picasso, con il “Guernica” del ‘37, tentò di avvisarci che la disumanità della guerra, assieme ai corpi straziati dai bombardamenti, avrebbe decretato anche la morte delle arti. Ma noi non l’ascoltammo e col passar del tempo, in altre faccende affaccendati, dimenticammo persino il nome delle muse. Per cui, sdegnate dal nostro disinteresse, le muse si assopirono ancor più profondamente in attesa di un nostro risveglio, che in buona sostanza equivarrebbe al loro. E ora che dite, siamo pronti a questo risveglio?
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Un quesito al quale ha risposto in forma poetica il mio grande amico Gian Contardo Colombari,che saluto e ringrazio per il suo gentile pensiero.
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