martedì 31 maggio 2011

Taglia e ritaglia, la scuola raglia



ROMA – Sono appena passate le 10 di mattina, ma la scalinata antistante al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è già gremita da un foltissimo gruppo di insegnanti, che ieri hanno protestato contro i tagli alla scuola decretati dalla ministra Gelmini. Tagli che mettono a serio rischio non solo molti posti di lavoro assegnati ai cosiddetti precari, ma anche i piani di studio, che a causa del ridotto finanziamento vedrebbero svilita l’offerta formativa. Difatti, dinanzi al ministero, l’ironico slogan che risuonava più spesso era: “Taglia e ritaglia, la scuola raglia”, con tanto di somarello sistemato a mo’ di simbolo dinanzi al dicastero che dovrebbe promuovere l’istruzione pubblica e che invece sembra preoccuparsi soltanto di rimpinguare le casse degli istituti privati e delle scuole paritarie.

(Foto e notizia di Osvaldo Contenti)

Film in DVD: "La rivoluzione di Malevic" di Fabiola Giancotti


Recensione di Osvaldo Contenti

La singolarità del film di Fabiola Giancotti, è che da strumento divulgativo sull'attività del maestro russo Kazimir Malevic (Kiev 1878 - Leningrado 1935), mano a mano che le immagini acquistano sostanza, il video prende vita autonoma come oggetto d'arte in sé. Grazie a un montaggio molto accurato, all'attenta soluzione ritmica delle dissolvenze, all'utilizzo di immagini-simbolo contestualizzanti un'epoca e alla precisa scelta di riportare, in fase di commento, gli scritti del Nostro, mediante un supporto vocale interpretativo del sentimento dell'artista, oltre che delle sue intuizioni e intenzioni. Il tutto, accompagnato da un'ottima sequenza di brani musicali, tra i quali quelli di Bartok e Rachmaninov, che chiudono il cerchio di una composizione talmente complessa che, cambiando prospettiva, può benissimo prendere il posto di un'opera visuale che argomenta altre opere. Non è poi così strano.
Ricordate il paradosso dell'artista che dipinge se stesso mentre dipinge se stesso, e così via all'infinito? Il principio è il medesimo, soltanto che stavolta l'autrice riprende una se stessa invisibile che compone un video su Malevic. Per rimanere in questa logica di prospettive multiple, io stesso, nel redigere questa recensione, osserverò l'autrice che a sua volta osserva il maestro russo. Se siete interessati a questo "gioco d'arte" continuate nella lettura.
In posizione terza, dunque, ho notato che ne "La rivoluzione di Malevic" vi è un anelito non solo a testimoniare ma anche a sublimare l'attività dell'artista russo. Difatti, chiedendo a Fabiola Giancotti di chiarire le motivazioni legate al suo film, la risposta è stata inequivocabile: "Questo film" - ha risposto l'autrice - "è il mio omaggio all'artista, allo scrittore, all'intellettuale Malevic. Al fondatore, al rivoluzionario, al maestro Malevic. Per troppi anni i suoi scritti non sono stati letti, le sue battaglie sono state ignorate, le sue novità e le sue acquisizioni cancellate.
Le opere, la vita, gli scritti di Malevic sono straordinari. Lo spessore culturale è straordinario. La lingua è straordinaria". Una presa di posizione, quella della regista, giustificata dall'odioso oblio che l'iniziatore del Suprematismo subì già a partire dall'ottusa repressione staliniana, che nel '30 prima lo fece arrestare (per una ridicola condanna tout court dell'arte astratta), e poi lo costrinse a rientrare nei ranghi del realismo socialista.
Ad ogni modo, nel film le motivazioni dell'autrice sono tradotte sempre con spirito costruttivo, senza dietrologie di sorta, ma guardando in prospettiva alla grandissima influenza di Kazimir Malevic sul variegato movimento astrattista. O sul modello Bauhaus, la scuola-movimento fondata in Germania da Walter Gropius che per prima si incaricò di dettare le possibili connessioni tra arte, artigianato e produzione industriale. Una fusione dalla quale scaturì l'odierno concetto di design per i prodotti di largo consumo, senza il quale non esisterebbero quei mobili o quell'oggettistica, dall'arredamento componibile alla semplice tazzina per il caffè, che oggi trovano posto in ogni angolo delle nostre abitazioni.
Come dire che Malevic continua a vivere negli ambienti che abitiamo, anche se non ce ne rendiamo conto.
Malevic, però, come viene evidenziato anche nel film, verrà soprattutto ricordato per lo sganciamento rivoluzionario da un mondo non-oggettivo per lui irrapresentabile. Di conseguenza, l'artista di Kiev, come Kandinskij, con l'intuizione filosofica che chiamerà Suprematismo (la cui opera-simbolo è il "Quadrato nero su sfondo bianco" del 1915), cercherà di guidare gli artisti verso una concezione pura dell'arte, dove la spiritualità, unita all'assoluta stilizzazione delle forme, è l'unico tramite significante tra tela e colore.
L'immaginazione dell'artista sopra ogni cosa, insomma. Con un linguaggio che deve de-strutturarsi sino all'essenziale, per raggiungere una fusione con lo spirito ideale di una forma svincolata dalla gabbia della presunta oggettività. In altre parole, per Malevic l'imitazione di una realtà che si appalesa come non-oggettiva non è più il fine ultimo dell'artista.
L'occhio dell'autrice, allora, per indicarci questa nuova strada non solo ci mostra il percorso dell'artista, ma arrivata alle soglie del Suprematismo cambia a sua volta le modalità di linguaggio degli speaker (i bravissimi Pierre Bresolin e Chiara Pavoni), convertendo le sonorità vocali in un riverbero, in un'"orchestra di voci" che traduce quel momento rivoluzionario in una polifonia di suoni puri come il pensiero, affinché: "Malevic riprenda il suo posto su questo pianeta. Per ristabilire il sacro, l'intoccabile e l'invisibile della sua arte", come sottolinea la regista.
Fabiola Giancotti, ricercatrice, lungi dall'aver smarrito "la curiosità sul termine 'astrazione'", come lei dice, in un prossimo futuro auspica di poter completare la trilogia iniziata con Malevic lavorando anche su Kandinskij e Mondrian, altri due grandissimi pionieri dell'astrattismo. Cosa che ci auguriamo anche noi di Pittura&dintorni, visti gli ottimi esiti attuali.

DOVE ACQUISTARE IL DVD

"La rivoluzione di Malevic" di Fabiola Giancotti, DVD durata 16:02, è in vendita on line alla pagina internet: http://www.dizionariodicifrematica.it/paginetesti/malevic.html

N.B. Articolo pubblicato sul Portale d’arte Pittura & dintorni all’indirizzo:
pitturaedintorni.it

domenica 29 maggio 2011

CARLO LIZZANI – Photo: Osvaldo Contenti



Il grande regista Carlo Lizzani in un mio fotoritratto del 2006. / The great director Carlo Lizzani in a 2006 picture of mine.

venerdì 27 maggio 2011

“COMPOSIZIONE FLOREALE” degli allievi del corso “Forma e Colore” - Roma, Scuola secondaria di I grado "Sestio Menas"



Il corso d’arte “Forma e Colore” volge quasi al suo termine e i miei allievi hanno fatto grandi progressi, sia per quanto riguarda la modellazione della creta che per quanto concerne la decorazione delle sculture e dei bassorilievi eseguiti. La “Composizione floreale” qui riprodotta ne è un valido esempio, perché presentava notevoli difficoltà di esecuzione, tra cui l’esatta riproduzione del modello grafico da trasferire incidendo la creta e l’idea pittorico-decorativa, che invece doveva essere espressa con assoluta libertà creativa, senza modelli precostituiti, quindi sfruttando a pieno la fantasia coloristica immaginata da ogni singolo allievo.

Partendo dalla prima fila di piastrelle, in alto a sinistra, ognuna di esse è stata modellata e decorata dagli allievi: 1. Ilaria De Pamphilis, 2. Jasmin Di Giovanni, 3. Michela Giampaolo, 4. Valentina Sorce, 5. Giulia Ciccalotti e, nella fila sottostante, da: 6. Giulia Guerrieri, 7. Carlotta Morano, 8. Flavia Iavarone, 9. Linda Attanasio e 10. Filippo Cirilli, a cui rivolgo i miei sentiti complimenti per l’ottimo lavoro svolto.

Un lavoro che, assieme a decine di altri, verrà esposto a Roma, il prossimo 10 di Giugno, nei locali della Scuola secondaria di I grado “Sestio Menas”, plesso dell’Istituto Comprensivo Viale dei Consoli, 16, diretto dal Dirigente Scolastico Dott.ssa Marilena Pera, a cui andrà in dono, da parte degli allievi, proprio la composizione floreale di cui vi ho appena parlato. Poi, la Dirigente consegnerà ad ogni allievo il proprio attestato di merito. Infine, anche assieme ai genitori dei bambini, si farà un po’ di festa con le foto-ricordo di rito. Proprio un bel programma, vero?

N.B. Il pannello "Composizione floreale" in misure reali è di cm 50x20, in quanto ogni piastrella misura cm 10x10.

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Di seguito riporto alcuni commenti che testimoniano degli ottimi risultati conseguiti dagli allievi del corso “Forma e Colore” (e… occhio all’analisi, piastrella per piastrella, di Anna Maria Ciaurro!):

Girasole
Ma che meraviglia! Peccato tu non sia dalle mie parti, non scapperesti da un bel corso ai miei bimbi! Io non posso dargli tanto data la mia inettidudine alla pittura... :-(
Ciao e complimenti a te e a tuoi ragazzi.
Ciao

Valeria Catania
Solo Odorosa Autenticità------------/---/
p.s. Picasso sorriderebbe =alleggerito= nel vederli----------/---/

Anna Maria Ciaurro
Che dire se si pensa a chi e con che metodo... semplicemente meravigliose queste piastrelle... ma vorrei soffermarmi su oguna di esse perchè meritano uno sguardo che ne colga tutta la dedizione e la fatica di chi le ha realizzate... così da... comprendere tutta la soddisfazione del Maestro Osvaldo Contenti! La prima a partire da sinistra; questa rosa piena di vita con quel rosso sgargiante ,sembra quasi si possa sentirne la sua turgidità con quei petali e foglie carnose su uno sfondo che ne esalta la bellezza oltre che ad una forma perfetta!!! La seconda; su uno sfondo dal colore della sera d'estate si appoggia una corolla di foglie verdi con al centro un fiore dalle sembianze delicate e sembra come se si faccia coccolare in qualche modo da quest'intorno che un venticello smuove appena!!! La terza; di una bellezza assoluta, con questo sfondo solare che avvolge una forma perfetta di un fiore che si tien ben dritto su uno stelo forte a due colori il rosso della passione e l'azzurro del cielo quasi a voler dire annusami!!! La quarta; questo fiore che nel blu della notte si presenta col suoi frastagliati petali rosso fuoco ereggendosi su di un gambo verde smagliante quasi a dire che della notte è il padrone!! la quinta; fiore altrettanto bello ma con una caratteristica diversa " la malinconia" il rosso opaco dei petali con quel accenno di giallo speranza al centro avvolto da un azzurro ach'esso pieno di calma!!! La seconda fila, sempre da sinistra... la prima; piccolo fiore dai colori freschi con questa fogliolina che il venticello ha staccato e questi due pistilli che cercano quasi un appiglio per non volar via, meraviglioso!!! La seconda; di bellezza rara, colori che si susseguono in un verde dalle sfumature magiche mentre avvolgono un fiore dal rosa delicato appena sbocciato!!! La terza evidenzia questa farfalla che tenta invano di conquistare un fiore in balia di un vento dispettoso... Bella davvero!!! La quarta ci porge un fiore delicatissimo pronto a donare il suo nettare con quei petali rosa come braccia aperte al mondo...stupenda!!! La quinta ci obbliga alla riflessione, un senso di tristezza avvolto da colori ombrosi ma con una piccola parentesi di consolazione che ci dona speranza; i fiori sono nell'ombra ma perfetti nella forma e quindi vivi e in compagia perchè l'artista ha pensato bene di plasmarne due iinsieme!!! Grazie Osvaldo di avermi dato la gioia di cimentarmi a commentare questi capolavori... complimenti ai tuoi alunni che sono straordinari e a te che sei Maestro. Ti abbraccio, con stima... Anna Maria Ciaurro

mercoledì 25 maggio 2011

“SUFFRAGETTA (bozzetto per vetrata)” di Osvaldo Contenti



Sono passati la bellezza di 33 anni dalla realizzazione del bozzetto per vetrata che vedete allegato a questo post. Ma non mi è affatto difficile ricordare le circostanze, molto particolari, che mi portarono a realizzarlo. Da una parte perché si trattò dei prodromi del mio primo lavoro da dedicare a una vetrata di grandi dimensioni. E poi perché la committente che mi incaricò dell’opera, una signora inglese, mi chiese esplicitamente di studiare un certo movimento storico prima di affrontare l’impegno artistico. Una richiesta davvero insolita, ma mossa da un motivo più che valido. Perché, Lady X, chiamiamola così per discrezione, desiderava che sulla vetrata venisse ritratta una sua antica parente, appartenente al nucleo delle prime suffragette britanniche. Le femministe ante litteram, insomma. Movimento del quale, nel 1978, avevo sentito parlare solo confusamente e per sommi capi. Per cui, accettato l’incarico, su invito della signora, passai diversi pomeriggi nel suo appartamento, leggendo ad alta voce, di fronte alla mia ospite, dichiarazioni e libri di Mary Wollstonecraft, Sibilla Aleramo, Anna Kuliscioff e di altre autrici. Scoprendo un mondo a me sconosciuto, fatto non di eroine di carta alla supergirl, ma di donne vere, sofferenti quanto battagliere. Poi, conclusi gli incontri di lettura, un dato pomeriggio la signora mi accolse nel salotto di casa con un sorriso emozionato che non le avevo mai visto. Perché tra le mani aveva un album di originali foto d’epoca, che ritraevano proprio quella lontana parente suffragetta di cui mi aveva parlato. Le foto erano bellissime e piene di vita. In quanto non si trattava solo di ritratti, ma soprattutto di donne in corteo tra l’allegro e il determinato. Fotografie che mi emozionarono non poco, perché mi rendevo conto di visionare una sorta di preziosissimo libro di Storia per immagini. Poi, gustando il solito, delizioso tè, attorniato da finissimi pasticcini, preparato dalla signora, assieme a lei scelsi la foto più appropriata da cui ricavare il ritratto di quella tale parente. A scelta fatta, però, arrivò un’altra richiesta della signora, cioè che lo stile della vetrata doveva caratterizzare una sintesi tra il Liberty e l’Art Déco. Con buona maniera le spiegai che la fusione risultava impossibile, dato che la fluidità del Liberty mal si accorda al geometrismo a zig zag del Déco. Per cui le proposi una versione moderna dell’Art Nouveau, temperando le sinuosità proprie di quello stile a una moderna stilizzazione di contorni e figure. In un successivo incontro le mostrai proprio il bozzetto che vedete. La signora ne rimase più che soddisfatta e quel disegno, assieme ad altri, fu la base del lavoro per la vetrata. Ma perché vi racconto tutto questo? Semplice. Perché giorni fa quella cara signora mi ha scritto una lettera. Una lettera profumata! Su carta lavorata a mano! E chi le riceve più meraviglie di quel genere!!! Ma a parte la forma (che comunque, per me, ha il suo peso), nella missiva la signora mi rivolge la preghiera di restaurare alcuni centimetri di quella famosa vetrata, a cui è andata via una parte del colore. Naturalmente le ho risposto di sì, a patto che possa risfogliare, assieme a lei, quel suo antico e “rivoluzionario” album di famiglia. “Rivoluzionario, dice…”, mi ha replicato per telefono. E con un umorismo tutto inglese ha aggiunto: “Sì, ma più che altro lo considero ottuagenario, data l’età della proprietaria. Non trova?”. Le nostre risate e un suo invito a un tè delle cinque hanno concluso la telefonata.
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Chapeau alla poetessa Anna Maria Ciaurro, che su Facebook ha commentato così questa mia opera:

“Il racconto letto attentamente mi ha preparato alla visione di questa tua Opera a dir poco sorprendente... Caro Osvaldo. Questo bozzetto, mi riporta ad antichi ma sempre attuali momenti di grande dolore. La donna che è raffigurata in questo tuo capolavoro, ha i colori dell'anima scelti accuratamente per rappresentare una esistenza all'insegna della lotta. Determinata rigida e combattiva ma, che non dimentica i suoi geni dolci e delicati, le ombre che avvolgono e i minuscoli spazi frammentati da un nero che determina il vissuto, apre al mondo la sua voce il suo dolore il suo lamento, l'abito a ruota ne comprende tutto il suo mondo sofferto e pieno di quella speranza che ancora oggi ha gli stessi colori: il rosa dell'amore puro, spirituale, l'arancio della speranza, del desiderio di nuova vita, l'azzurro dell'inquietudine scaturita dai problemi da affrontare, il marrone della terra e quindi della genitrice...dell'amore materno, il viola che rappresenta lo spirito e la consapevolezza e infine il nero che annulla... la negazione per antonomasia! Grazie Osvaldo adoro commentare le tue opere che mi consentono di spaziare in un nuovo mondo "per me...Affascinante"!!! Ti abbraccio”. Anna Maria Ciaurro

martedì 24 maggio 2011

Film in Blu-Ray: “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” di Chris Columbus


L’inferno è a Hollywood!
Recensione di Osvaldo Contenti


Con un cast di eccellenti interpreti, che tra gli altri annovera Uma Thurman, Pierce Brosnan, Rosario Dawson e Sean Bean, “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo - Il ladro di fulmini” è un fantasy mitologico che in modo piuttosto originale e divertente trasferisce la sede dell’Olimpo seicento piani al di sopra del celeberrimo Empire State Building di New York.

Un Monte Olimpo made in Usa dal quale scaturiscono déi e semidei pronti a darsi battaglia per recuperare nientemeno che il fulmine di Zeus.

Un’impresa titanica che Percy Jackson, il giovane e bravo Logan Lerman, cercherà di portare a termine scoprendo, in corso d’opera e suo malgrado, di essere il figlio di Poseidone e di possedere una serie di poteri soprannaturali che, dopo un opportuno addestramento, gli torneranno utili anche per liberare la madre dalle grinfie del dio Ade, l’ottimo Steve Coogan.

Tutto questo, in un dantesco e terrificante oltretomba, che racchiude sicuramente le scene migliori del film, ironicamente situato al di sotto dell’arcinota insegna di Hollywood. Un luogo simbolo del movie business statunitense che per il regista Chris Columbus (Mamma, ho perso l’aereo, Mrs. Doubtfire, Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti), presente alla conferenza stampa romana del film, è: “di sicuro un posto infernale se il tuo film non ha successo, perciò la scelta di collocare l’inferno a Hollywood non è stata affatto casuale”.

Per cui, appreso da Columbus che l’inferno è sicuramente situato a Los Angeles (cosa di cui cercheremo conferma nella Divina Commedia), segnaliamo questo film che risulterà appetibile soprattutto da parte di ragazzi che vogliano sottrarsi per un po’ dal mondo virtuale dei videogames, godendo quantomeno di ottime interpretazioni da parte di attori in carne e ossa.

Giudizio: 3/5

Scheda del film in Blu-Ray

Distribuzione: 20th Fox – Anno: 2010 - Genere: Fantascienza, Fantasy - Regia: Chris Columbus - Attori principali: Logan Lerman, Rosario Dawson, Pierce Brosnan, Uma Thurman, Sean Bean, Catherine Keener, Kevin McKidd, Steve Coogan, Erica Cerra - Audio: Italiano 5.1 DTS, Inglese 5.1 DTS HD Master Audio, Francese 5.1 DTS, Tedesco 5.1 DTS, Spagnolo Castigliano 5.1 DTS, Ceco 5.1 Dolby Digital, Polacco 5.1 Dolby Digital. Video: 16:9. Extra: Scene tagliate.

In libreria

“Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo - Il ladro di fulmini”, tratto dall’originaria saga letteraria “Percy Jackson & The Olympians”, scritta dallo statunitense Rick Riordan, è anche un romanzo di 368 pagine, edito da Mondadori, acquistabile in tutte le librerie italiane.

N.B. Articolo pubblicato su PALCOWEB.NET all’indirizzo:
Palcoscenico

lunedì 23 maggio 2011

ALBA CUOMO – Photo: Osvaldo Contenti


L’attrice Alba Cuomo in un mio fotoritratto del 2005. / The actress Alba Cuomo in a 2005 picture of mine.

domenica 22 maggio 2011

Quella volta che incontrai Gianni Agnelli


Era il 1978 e sulla facciata del Palazzo delle Esposizioni di Roma, in Via Nazionale, un enorme pannello posto sopra l’atrio del palazzo invitava ad accedere alla mostra interdisciplinare sul “Teatro della Repubblica di Weimar”, una Repubblica che diede vita alla cosiddetta ”età di Pericle” della Germania prenazista. Un breve periodo di tempo, tra il 1919 e il 1933, ma in cui gli artisti e gli intellettuali tedeschi produssero un’ingente massa di ricerche, di opere e di innovazioni culturali in tutti i settori delle arti visive, compreso il cinema, che si espandevano anche nei campi della musica, della drammaturgia e della filosofia. Al Liceo Artistico, grazie a degli straordinari professori, avevo amato e studiato benissimo quel periodo, ma era la prima volta che avevo l’opportunità di vedere dal vivo i prodotti di quella luminosa stagione di avanguardie artistico-culturali.

Deciso a visitare l’esposizione, controllai nel portafoglio se avevo abbastanza lire per pagare il biglietto d’ingresso. E nel farlo, sulla mia sinistra scorsi un tale piuttosto alto, vestito con un eskimo, dei jeans e delle Clarks ai piedi, che saliva la scalinata del Palazzo delle Esposizioni col mio stesso passo. Un attimo dopo lo riconobbi: era Gianni Agnelli e la cosa buffa era che quel giorno anch’io indossavo un eskimo, dei jeans e calzavo delle Clarks! Per qualche secondo ci incrociammo gli sguardi e ad entrambi scappò un risolino nel constatare che vestivamo allo stesso modo, ed io pensai: “Quest’uomo è un genio!”, perché il suo abbigliamento era davvero ben studiato per cercare di passare inosservato a chi non gli avesse scrutato il viso.

Alle spalle di Agnelli, a pochi passi da lui, una guardia del corpo piuttosto spaesata si guardava attorno con l’aria di chi sta facendo una gita turistica. Il che, rivisto con gli occhi di oggi, fa molta tenerezza e la dice lunga sullo stile disinvolto di Agnelli, lontano anni luce dalla spocchia cialtronesca di un altro imprenditore dei nostri tempi. Ma non è tutto, perché durante il lungo percorso dell’esposizione, per circa mezz’ora, inanellai con l’allora più importante industriale italiano una fitta conversazione sui temi delle opere esposte nella mostra in questione, constatando che il capo della Fiat aveva un’assoluta padronanza dei temi affrontati nel percorso espositivo e nessuna remora nel disquisirne con un giovane come me.

Così, quel casuale incontro con Gianni Agnelli diventò determinante per la mia futura formazione culturale. Perché da allora mi ripromisi di pensare con la mia testa, di non badare più a ciò che mi veniva riferito sommariamente per slogan, ma di andare sempre a fondo, valutando le persone e non il simbolo appiccicato su di esse. Naturalmente, si può facilmente obiettare che non sempre è possibile conoscere di persona chi si intende valutare, ma nell’idea che mi sono fatto dopo quell’incontro l’importante è acquisire un metodo, che consiste nell’approfondire ogni aspetto di chi o cosa si intenda giudicare, senza abbandonarsi a facili e spesso sciocche soluzioni standardizzate e precotte.

sabato 21 maggio 2011

“Artisti sulla strada” di Osvaldo Contenti



“Artisti sulla strada”, una tecnica mista a tempera e pastelli, è un’opera dedicata ai cosiddetti artisti di strada (giocolieri, mangiafuoco, clown, mimi, musicisti, statue viventi ecc.), che in numero sempre crescente popolano e ravvivano le piazze delle nostre grandi città come quelle dei piccoli centri. L’immagine che vedete, però, non coglie il terzetto di artisti mentre questi sono intenti a dar spettacolo, ma in un momento di pausa dal duro lavoro che molto spesso li vede impegnati per moltissime ore dinanzi a passanti distratti e dal braccino corto. Nella raffigurazione dei tre ragazzi, ho voluto enfatizzare il contrasto fra i loro indumenti multicolore e un velo di grigia tristezza che si può leggere nei loro sguardi un po’ persi nel vuoto. Un malinconico dietro le quinte di questi artisti, disposti a elargire molta felicità in cambio di pochi spiccioli.
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Su Facebook, la poetessa Anna Maria Ciaurro ha dedicato questo straordinario commento alla mia opera:

“Il quadro è di grande effetto, evidenzia quel velo malinconico sui visi dei figuranti, persi in pensieri che potrebbero essere svelati se solo ci si mettesse al loro posto anche solo per po tempo; lo scontento è esorcizzato dai vestiti coloratissimi che esprimono il grado di passione per l'arte di questi artisti, che anche senza un soldo in tasca fanno arte, e a volte anzi sempre non si chiede che un consenso, uno sguardo a quella fatica... sembra assurdo ma i veri artisti vivono di dignità e mai vorrebbero fare arte solo per soldi. Infatti quelli arrivano o troppo pochi o troppo tardi ma questa è un altra storia. Sei geniale caro Osvaldo ti avevo smarrito come capita molto spesso in questo posto, mi ha fatto piacere reincontrarti. Un abbraccio Anna Maria”.
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Invece, il poeta Gian Contardo Colombari, per omaggiare il mio lavoro, ha addirittura composto la seguente poesia:

Artisti di strada.

Gesso bianco su asfalto grigio
oppure esplosione arlecchinica di colori:
chiedono un obolo alla loro miseria
oppure non chiedono nulla,
perché la loro è una scelta di vita,
dettata dal coraggio della libertà.

Offrono sogni per una moneta
o anche gratuitamente:
sogni su un marciapiede,
su un muro, sopra un vetro.

Il tempo, la pioggia, la neve
faranno svanire i loro sogni dipinti,
così come la vita
spesso distrugge i sogni
che la nostra mente disegna.

venerdì 20 maggio 2011

Film in Blu-Ray: “La regina dei castelli di carta” di Daniel Alfredson


Recensione di Osvaldo Contenti

Con “La regina dei castelli di carta” si chiude la trilogia conosciuta come Millennium, ispirata ai romanzi di Stieg Larsson, che sul grande schermo ha esordito con un primo, acclamatissimo episodio intitolato “Uomini che odiano le donne”, per la regia di Niels Arden Oplev, seguito dal successivo “La ragazza che giocava con il fuoco”, diretto da Daniel Alfredson, che firma anche questo terzo e conclusivo film della serie.

Un terzo episodio dove la protagonista Lisbeth Salander (la sempre più inquietante, taciturna e brava Noomi Rapace) è ricoverata in fin di vita nello stesso ospedale che ospita il suo torturatore, il padre Alexander Zalachenko (Georgi Staykov), ex spia dell’URSS, poi passato ai servizi segreti svedesi, che può ricattare perché in possesso di informazioni scottanti, che di fatto costituiscono una sorta di salvacondotto per gli orrendi crimini commessi da “Zala” anche in ambito famigliare.

Quindi, su Lisbeth, scampata per un pelo alla morte, si abbatte la strategia dei servizi segreti deviati, che tramite una falsa perizia psichiatrica e un processo in corso per il tentato omicidio del padre, hanno l’obiettivo di farla rinchiudere in un manicomio, insabbiando in un sol colpo le violenze subite dalla ragazza e i ricatti di Zalachenko.

Ma il giornalista Mikael Blomqvist (il convincente Michael Nyqvist), direttore della rivista “Millennium”, sempre a fianco di Lisbeth sin dal primo episodio della serie, tramite il suo giornale e delle indagini condotte in maniera spesso rocambolesca e furtiva, sarà in grado di produrre una prova che scagionerà definitivamente la ragazza, inchiodando al contempo i servizi segreti svedesi alle loro responsabilità, anche tramite un’approfondita inchiesta pubblicata sul suo periodico.

Una trama, come si è visto, piuttosto macchinosa, che perciò riduce drasticamente le scene in esterni, dedicandosi perlopiù a capitoli dedicati alla degenza ospedaliera di Lisbeth e al suo processo. Il che deprime notevolmente il raggio d’azione dei vari personaggi, che in tali, ristretti ambiti non esprimono più quella vitalità evidenziata nei primi due film della serie.

Per cui, è solo valutando il complesso dell’intera trilogia di Millennium che possiamo apprezzare questo terzo e conclusivo capitolo, il meno plastico dei tre, ma sicuramente quello che va più a fondo, scavando nella complessa e tormentata psicologia dei personaggi.

Giudizio: 3/5

Scheda del film in Blu-Ray

Regista: Daniel Alfredson – Attori principali: Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Annika Hallin, Jacob Ericksson, Lena Endre, Sofia Ledarp, Anders Ahlbom, Micke Spreitz, Georgi Staykov, Mirja Turestedt, Niklas Falk, Hans Alfredson - Lingue: Italiano, Svedese - DTS 5.1 HD – Sottotitoli: Italiano – Genere: Thriller - Formato Video: 2,35:1 – Durata: 148 min. - Formato regione: PAL - Zona Area: 2 – Paese: Svezia – Anno: 2009 - Contenuti extra: Trailer cinematografico - Titolo originale: Luftslottet som sprängdes - Casa produttrice: 01 Distribution.

In libreria e online

I romanzi di Stieg Larsson: “Uomini che odiano le donne”, “La ragazza che giocava con il fuoco” e “La regina dei castelli di carta”, nella traduzione italiana, sono tutti editi da Marsilio e disponibili in libreria. In rete, sono acquistabili con lo sconto del 25% su:
ibs.it

giovedì 19 maggio 2011

RAFFAELLA PONZO – Photo: Osvaldo Contenti


La bellissima attrice Raffaella Ponzo in un mio fotoritratto del 2005. / The beautiful actress Raffaella Ponzo in a 2005 picture of mine.

mercoledì 18 maggio 2011

Il libreria: “Stagioni di vita” di Maria Lucia de Pinto

Dall’Autunno della malattia all’Estate della speranza
Recensione di Osvaldo Contenti

Un libro intenso, vero ed educativo come pochissimi altri. Un’analisi profonda di una doppia condizione, quella di una donna medico-primario di radiologia che svolge la sua normale attività in diversi ospedali, ma che d’un tratto scopre di essere afflitta da una rara e grave malattia che la costringerà in carrozzina.
Due percorsi di vita, drammaticamente interlacciati, che ci vengono raccontati in prima persona, con minuzia di particolari e senza lasciare nulla all’immaginazione, proprio dalla protagonista di questa duplice vicenda, la Dott.ssa Maria Lucia de Pinto.
Che sin dalle prime pagine del libro, senza mai piangersi addosso, affronta a viso aperto ogni avversità, non lesinando critiche nemmeno nei confronti di qualche collega poco etico, reagendo alla malattia con grandissimo carattere, nonostante le indicibili sofferenze che il suo corpo e la sua psiche sono costrette a sopportare.
Per cui, “Stagioni di vita” (Città Aperta Edizioni, pp. 224 - € 15,00), con grande semplicità e chiarezza, pian piano si disvela come una sorta di diario. Ma un diario aperto a tutti, perché il mondo esterno possa comprendere il labile confine tra sanità e malattia e quanto tutti noi abbiamo da imparare dall’una e dall’altra condizione, non dimenticando che entrambe le situazioni esigono da parte nostra la stessa dose di rispetto.
D’altro canto, prima e meglio di me, il Dott. Mario Falconi (Presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei medici-chirurghi e degli odontoiatri) ha espresso in modo illuminante il valore di questo libro, scrivendone una sentita prefazione. Della quale mi piace riportare il passo finale, in cui il Dott. Falconi scrive: “Se nelle facoltà di medicina italiane, oltre ai tradizionali insegnamenti, si potessero far circolare testi come quello scritto dalla collega Maria Lucia, ritengo fermamente che avremmo tutti maggiori possibilità e capacità di aiutare quelle persone, in condizioni di fragilità, che hanno bisogno innanzitutto di quella parola magica che si chiama solidarietà.”.
Una summa perfetta, alla quale desidero aggiungere solo che il libro in questione, a mio parere, dovrebbe essere letto e meditato più da persone sane che da persone ammalate. In quanto le seconde, molto spesso, hanno già in sé le risposte sulla loro condizione, mentre tra le prime è avvertibile una certa riluttanza ad interessarsi di problemi considerati altrui. Un’indifferenza che, alla lunga, può portare dritta dritta allo scadimento dei rapporti umani e a quei disvalori che molte volte rimproveriamo alle nuove generazioni, come se gli adulti alle loro spalle non ne fossero i principali artefici e responsabili.
      
Curiosità
La Dott.ssa Maria Lucia de Pinto, dal 1978, si dedica alla raccolta di materiale sanitario destinato ai campi profughi cambogiani.

Acquisto del libro on line
libreriauniversitaria.it

Sito dell’editore
Città Aperta Edizioni: http://www.cittapertaedizioni.it/

martedì 17 maggio 2011

"MASCHERA ENIGMATICA" di Osvaldo Contenti



Il suo significato è sconosciuto anche a me. Quindi scaturisce da una zona del mio inconscio che non ho ancora esplorato. Anche se in questa maschera mi pare di intravedere l’influenza della Civiltà minoica (fiorita tra il 2700 e il 1450 a.C.), quella dei primissimi abitanti dell’isola di Creta, che Omero chiamò “eteocretesi”, cioè “veri cretesi”. Ma al di là di questa probabile assonanza con l’antichissima civiltà di quell’isola greca, non riesco proprio a capire cosa sia scattato in me quando ho modellato questo volto enigmatico.

N.B. Nell’Odissea, Omero scrive così dell’isola di Creta: “C'è una deliziosa e fertile isola in mezzo al mare chiamata Creta; essa è densamente popolata e lì ci sono novanta città: la gente parla molte lingue diverse che si sovrappongono l'una all'altra, dato che lì ci sono gli achei, gli audaci eteocretesi, i dori di triplice razza, e i nobili Pelasgi”.

lunedì 16 maggio 2011

EUROPAFRICA – SpaziOttagoni - 25-29 Maggio - Roma, Via Goffredo Mameli 9


Inaugurazione mostra: 25 maggio ore 19
Galleria: SPAZIOTTAGONI
Indirizzo: Via Goffredo Mameli 9 - Roma
Periodo: 25-29 maggio 2011
Orario: 17.00/20.00
Titolo: EuropAfrica


Artisti: Rossella Alessandrucci, Luigi Ballarin, Alberto Baumann, Simone Vera Bath, Giancarlino Benedetti Corcos, Claudia Berardinelli, Paolo Camiz, Francesca Cataldi, Giulia Colletti, Osvaldo Contenti, Silvia Dayan, Michele De Luca, Gerardo Di Salvatore, Gabriella Di Trani, Roberta Filippi, Martina Fiorentino, Eva Fischer, Stefano Frasca, Salvatore Giunta, Jonathan Hynd, Kalos, Silvana Leonardi, Massimo Liberti, Mario Lo Prete, Lughia, Maria Grazia Lunghi, Paolino Mancini, Teresa Mancini, Anna Massinissa, Gabriele Mazzara, Pancho Monty Ray Garrison, Massimo Napoli, Giordana Napolitano, Massimo Nicotra, Sara Palleria, Marcello Paternesi, Patrizia Pieri, Paolo Pompeo, Eliana Prosperi, Ferdinando Provera, Elvi Ratti, Rodolfo Roschini, Jack Sal, Simona Salvuccelli Ranchi, Angela Scappaticci, Barbara Schaffer, Roberto Silvestrini Garcia, Spiritoliberok, Ivano Tomat
Curatori: Vittorio Pavoncello, Giuseppe Salerno
Inaugurazione: mercoledì 25 maggio ore 19.00

Da un’idea di Vittorio Pavoncello un gemellaggio virtuale tra il Giorno della Memoria (27 gennaio) e la Giornata Mondiale dell’Africa (25 maggio) 50 artisti offrono il loro libero contributo alla trattazione di tematiche sul razzismo che accomunano le due ricorrenze.

Le influenze dell'arte africana sulle avanguardie del ventesimo secolo sono ben note tanto da essere incluse in ciò che i nazisti definirono "arte degenerata". Ciò che risulta curioso, paradossale e inquietante è il fatto che mentre l'arte occidentale andava sempre più aprendosi a mondi e culture altre, senza alcuna discriminazione razziale e prefigurando quella che sarebbe divenuto un pianeta multiculturale, la società si chiudeva in forme di segregazione sempre più ferree fino a giungere all'eliminazione sia delle persone fisiche sia delle arti che a quella mescolanza di forme e modelli si andava ispirando. Gli artisti delle avanguardie storiche, nell’aprirsi alle forme d’arte africana, sperimentavano in senso positivo quella de soggettivazione dell’identità che nei lager nazisti veniva imposta come privazione di qualunque diritto umano. Molti furono gli artisti che s’ispirano alle teorie intraviste, nelle sculture e geometrie decorative africane, come nuove forme di interazione dello spazio e del tempo. Fra questi Picasso, Braque, Derain, Matisse, Kleee Modigliani, per citarne solo alcuni.
Una mostra che unisca oggi artisti contemporanei su temi che vanno dall'avanguardie storiche, alla schiavitù, alla Shoah, all’Africa e all’Europa incrementa il dialogo fra i due continenti, quello europeo e quello africano, in un unico spazio culturale unito dall’arte. E come gli artisti occidentali vedevano nei volti delle maschere africane un archetipo con il quale confrontarsi, oggi, che sempre più i volti i gesti della shoah ci appaiono come maschere, il confronto è con un archetipo che è la stessa memoria.

La rassegna si arricchisce, nei giorni di esposizione delle opere, con i seguenti eventi:

25 maggio h 19
“Variazioni su Al Jolson” ovvero “Il Dolore del Contrasto”
Ro’ Rocchi performance
Alpha Dieme ai tamburi
h 20
ONDULA MOVULA
Isabella Venantini danza
AFRO-EMBE’ di Artale Afro Percussion Band musica

26 maggio h 18
Laura Boldrini e Anna Foa
(Immigrazioni e concetto di Genocidio)
incontro

27 maggio h 18
Gemma Vecchio Associazione Casa Africa
Incontro

28 maggio h 18
letture dei poeti
Roberto Piperno, Deborah D’Agostino, Ribka Sibhatu , Ndjock Ngana, Michele De Luca,Michela Zanarella, Rossella Pompeo, Lucia Cenni

“I piedi di Abele Bikila” spettacolo performance di Stefano Lucarelli
Galleria Spazio Ottagoni
Via Goffredo Mameli, 9 –00153 Roma

Contatti: Vittorio Pavoncello ecad@live.it 366 4545656
SpaziOttagoni www.spaziottagoni.com 335 6158199

sabato 14 maggio 2011

MARIO BIONDI e PINO INSEGNO – Photo: Osvaldo Contenti


Il musicista Mario Biondi e l’attore Pino insegno in una mia foto del 2011. / The musician Mario Biondi and the actor Pino Insegno in a 2011 picture of mine.

giovedì 12 maggio 2011

"BOCCA SGUALCITA" disegno di Osvaldo Contenti



La fatica ti reclina la testa. La posa del sonno ti sgualcisce la bocca. Attorno c’è un’aria tiepida, forse un annuncio di primavera. Il Valentino ci attende, per i miei giochi sull’erba del parco e i tuoi cruciverba. Ma non voglio svegliarti, perché Torino, non so perché, è molto più bella quando ti addormenti. Quindi resto seduto a guardarti, con il pallone da calcio sottobraccio e un mucchio di figurine dei calciatori ficcate nelle tasche dei miei calzoncini corti. La faccia di Sivori spunta fuori dalle altre, e io rivedo i suoi gol e quei suoi calzettoni abbassati che mi fanno tanto ridere. Poi ti svegli e mi accarezzi i capelli. Ti sorrido. “Quant’è bello il mio ometto”, mi dici. Arrossisco, come sempre. Abbasso la testa e stringo la punta della tua mano nella mia, perché è ora di uscire.

mercoledì 11 maggio 2011

In libreria: “BUCARE LA POLVERE” di Katia Zattoni

Quotidiani messaggi nella bottiglia
Recensione di Osvaldo Contenti

“Sto sulla soglia e lascio / netti graffi di unghia / sul rosario delle esperienze / che ancora non vedo arrivare. / Dalle fauci voraci del tempo, / puzza di muffa e grumi di polvere / dal sapore d’unto ormai secco. / E intanto mi faccio bolla d’aria / nel mare che s’agita all’intorno”.
La poesia di Katia Zattoni che avete appena letto, intitolata Sto sulla soglia, è emblematica perché più di altre segnala l’indirizzo poetico a cui l’autrice aspira di rivolgersi per cercare di inoltrare una sorta di “messaggi nella bottiglia” (la metaforica “bolla d’aria” dei versi anzidetti).
Con la peculiarità che tali messaggi non si rivolgono a dei possibili e improbabili soccorritori, ma ad altri naufraghi della vita quotidiana, che al pari della poetessa sono come dispersi “nel mare che s’agita all’intorno”.
Perciò, nel volumetto di poesie “BUCARE LA POLVERE” (pubblicato dalla casa editrice L’arcolaio di Gian Franco Fabbri), d’un tratto è lampante scoprire che i destinatari di quelle  “missive poetiche” siamo tutti noi, consci o meno del fatto di esserci smarriti in un oceano di nonsensi verbali o di “sciattume rinvoltolato”, come scrive, con molta efficacia espressiva, la poetessa forlivese.
La quale, tramite le sue liriche, non ha certo la presunzione di indicarci un porto sicuro, dove approdare o ritrovarsi. Ma nondimeno ci fornisce l’estensione della Babele psicologica dalla quale è doveroso tentare di uscire, per dare un senso anche ai giorni più sciatti!
Il che comporta una sorta di mal di vivere, dove è difficile praticare la poesia, “quando compili la realtà per mestiere”, come se il reagente del poetare non fosse più sufficiente nemmeno a smussare i “perfetti” meccanismi di una vita regolata, segnata da segnali perpetui e ferocemente immutabili, da strade sempre uguali, che ad ogni incrocio sembrano sviarci da ogni possibile sbocco alla verità.
Ammesso che vi sia una verità! Perché è proprio questo il dubbio che la poetessa ci insinua nella mente. Un dubbio, marcato da schietta incertezza, che ci vien buttato addosso con nessun riguardo, perché, semplicemente, la vita non ne ha! E allora, l’unico rifugio, l’unica certezza, ritrova casa nei rapporti famigliari e amicali, come nelle Dediche che chiudono il libro.
E lì l’atmosfera finalmente si placa, come dopo un sonno ristoratore, come dopo una “camomilla nella tazza della sera”. A ricordarci che, dopo tanto vagare, forse il punto d’arrivo sta proprio nel ritrovare il punto di partenza, quello degli affetti. L’unica sede certa in cui il dolore può trovar risposte in un antico e tenero amore.

In Libreria

Il volume di poesie “BUCARE LA POLVERE” della poetessa Katia Zattoni, con la prefazione di Augusto De Molo, la postfazione di Davide Argnani e le foto di Gianluca Gatta e Massimo Freschi, è pubblicato dalla casa editrice L’Arcolaio di Gian Franco Fabbri.

In Rete

Sito della casa editrice L’arcolaio:
www.editricelarcolaio.it

lunedì 9 maggio 2011

"Meravigliosa assenza" di Osvaldo Contenti



In un sogno, gli atomi del tuo viso si disgregano e si disperdono come il fumo di una sigaretta. Disperatamente e goffamente, agito le mani per cercare di riaggregarli e ricomporli. Ma poi mi fermo, capendo che è meglio così, perché adesso la stanza è un’altra volta piena di te e io posso respirarti ancora, meravigliosa assenza.

EVA MENDES – Photo: Osvaldo Contenti


L’attrice Eva Mendes in una mia foto del 2007. / The actress Eva Mendes in a 2007 picture.

sabato 7 maggio 2011

In libreria: “AFRICAN INFERNO” di Piersandro Pallavicini

Il razzismo di casa nostra
Recensione di Osvaldo Contenti

Un vita divisa in due. Peggio, fatta a pezzi da una separazione coniugale che trasforma l’agiato Sandro Farina, il protagonista del romanzo, in un quasi diseredato. Per di più, squassato dai sensi di colpa per quell’unico errore commesso, dall’impossibilità di vedere l’amatissima figlia Chiara quando e come vorrebbe e da quello schifo di appartamento che condivide con due giovani laureati africani. Assieme ai quali, e con altri quasi fratelli dalla pelle scura, proverà sulla propria pelle il significato di termini come “intolleranza” e “razzismo”, che anche la ricca e operosa Pavia, al di là del perbenismo di facciata, sa pronunciare con inaudito spregio dei diritti naturali di ogni essere umano.
Una feroce fotografia della provincia padana che Piersandro Pallavicini, all’inizio di questo diario in veste romanzata, ci butta in faccia con fare aggressivo. E con un linguaggio crudo, scarno, arrabbiato e nervoso molto simile a quello dell’“On the road” di Jack Kerouac, manifesto del “mal di vivere” della generazione anni 50 e della cosiddetta beat generation.
Ma con lo scorrere delle pagine di “AFRICAN INFERNO” (ed. Feltrinelli) la prosa, inizialmente un po’ troppo spontanea, si fa più attenta e ponderata, sciorinando un’analisi approfondita del profilo psicologico dei tanti personaggi che popolano le 331 pagine del romanzo.
Poi arrivano anche i flashback e il racconto assume un taglio cinematografico. Per cui, il romanzo, più che in capitoli, sembra dividersi in scene e quadri componibili, che a seconda delle vicende narrate si possono ricomporre in un insieme a volte un po’ disomogeneo, ma tuttavia sufficiente a svelarci le dinamiche di un microcosmo multirazziale che, per analogia, possiamo adottare per leggere i cambiamenti in atto nell’intero territorio nazionale.
Infine, quasi verso la conclusione del romanzo, arrivano le pagine migliori. L’autore, liberatosi dal lungo approccio di un libro-sfogo, finalmente prende coscienza di poter svolgere il proprio vissuto in un piano narrativo sempre arrabbiato, ma diluito con eleganza descrittiva, con analisi psicologiche complesse e con una minuzia di particolari comportamentali che prima ci venivano negati.
Il che, stilisticamente, divide il libro in due parti distinte, spezzate come il suo protagonista, il quale, solo verso la conclusione del diario-racconto, riesce a rivolgersi ai lettori più che a se stesso.

In libreria e online

Il romanzo “AFRICAN INFERNO”, oltre che nelle librerie, è acquistabile anche on line all’indirizzo:
lafeltrinelli.it

mercoledì 4 maggio 2011

“9-11-01” fotocollage di Osvaldo Contenti



La morte di Osama Bin Laden segna la fine di un ennesimo simbolo di bestiale ferocia, ma forse anche l’inizio di una nuova era di pensiero, in cui l’umanità sia disposta ad impiegare il concetto di giustizia come mezzo per arrivare alla pace fra tutti i popoli del mondo. Un obiettivo che darebbe un senso concreto alla nostra confusa presenza sul terzo pianeta chiamato Terra.

martedì 3 maggio 2011

"OCCHI SMARRITI" di Osvaldo Contenti



Un senso di vuoto, di non appartenenza, in cui anche i colori sembrano rappresentare solo se stessi, senza legami con l’esterno, senza significato, slabbrati dalla realtà, senza più la forza di resistere all’attrazione di quel buio che tutto assorbe e nulla restituisce.