domenica 24 aprile 2011

“La ragazza di Spoleto (originale e variazioni)” di Osvaldo Contenti



Camminando con passo veloce, con ai piedi delle comode ballerine, la ragazza di Spoleto ti lancia uno sguardo furtivo, lasciando dietro sé, assieme a un delicato profumo di gelsomino, una scia multicolore che parte dal vezzoso cappellino alla provenzale per arrivare alla lunga veste, in stile patchwork, tanto creativa da far impallidire un qualsiasi dipinto di Kandinskij! Poi, tutto attorno, Spoleto ti incanta con archi e soffitti a volta che sembrano appartenere solo ad abitazioni signorili, mentre in quelle case vive gente di ogni ceto sociale. Così ti accorgi che la città a misura d’uomo, di donna e di bambino non è un ideale astratto ma è lì davanti a te, e mentre le ante di un portoncino si aprono elettricamente e silenziosamente, davanti a quel varco noti una finta bicicletta d’epoca fabbricata e pittata da chissà quale artista burlone. Raffigurare quell’istantanea permeata da architetture di vita è questione di pochi minuti, perché anche il pennello pare a suo agio in quell’ambiente dove l’arte è già nell’arte del vivere.