sabato 23 aprile 2011

Al cinema: “DYLAN DOG – IL FILM” di Kevin Munroe


Recensione di Osvaldo Contenti

“È sempre molto difficile realizzare la versione cinematografica di un fumetto”, ha ammesso, senza reticenze, il regista Kevin Munroe durante la conferenza stampa romana che ha presentato “DYLAN DOG – Il FILM”. “Specialmente – ha aggiunto – se si tratta, come in questo caso, di un fumettto amato e seguito da milioni di affezionati lettori, che inevitabilmente nel film si aspetteranno di trovare citazioni, personaggi e atmosfere legate a doppio filo all’investigatore dell’incubo”. “E in questo – ha concluso Munroe – mi sento di dire che il film è fedele allo spirito del fumetto, anche se ovviamente una qualsiasi pellicola non potrà mai essere un copia-incolla delle tavole di un comics”.
Per cui, gli aficionados di Dylan Dog in versione fumetto sono avvisati, perché se è vero che nel film la giacca nera, la camicia rossa, i jeans, il “Giuda ballerino!” e il “quinto senso e mezzo” riecheggiano ogni tratto caratteristico del nostro, è anche vero che il regista si è concesso ampi margini di libertà espressiva, spesso introducendo una propria idea del personaggio creato da Tiziano Sclavi.
Anche per quanto concerne l’aspetto fisico di Dylan (per volere di Sclavi, ispirato all’attore Rupert Everett), snello e longilineo nel fumetto, ma superatletico nell’interpretazione e soprattutto nei deltoidi di Brandon Routh (non per niente reduce da Superman Returns), che deve aver fatto scuola di inespressività, tanto è difficile osservarlo in un atteggiamento del volto riferito ad una qualsiasi emozione.
A parte ciò, va comunque salutato come un evento di notevole rilievo il fatto che un fumetto italiano di grande spessore estetico venga messo alla ribalta globale del grande schermo.
Un fumetto, lo ricordiamo, che in Italia vanta già una tradizione considerevole, in quanto stampato dal lontano 1986 da Sergio Bonelli Editore, che partendo da un’idea di Tiziano Sclavi, tramite i sontuosi disegni di Angelo Stano e le prime, splendide copertine firmate da Claudio Villa, ha segnato un punto di svolta nel campo della fumettistica nazionale. E non solo per l’inedita cornice horror, legata al soprannaturale, in cui Dylan Dog sembra a suo agio più che nella realtà di tutti giorni, ma soprattutto perché il tratto distintivo delle sue tavole si connota per un forte taglio cinematografico, quasi da storyboard d’autore, quindi naturalmente destinato ad una sua traduzione filmica.
Una traduzione che nel film di Munroe si concretizza soprattutto nelle scene girate a New Orleans, la cui atmosfera livida, quasi una copia surreale di una città europea trapiantata negli States, è l’intuizione ambientale che più si accorda all’urlo disumano emesso dal campanello della residenza londinese di Dylan Dog.

Curiosità

Dispiace che nel film di Kevin Munroe, per una complicata questione di diritti, non appaia il personaggio di Groucho (sosia del comico statunitense Groucho Marx), divertentissima spalla di Dylan Dog nella versione a fumetti, ma presto divenuto un’icona quasi alla pari dell’indagatore dell’incubo.

In rete

Sito Ufficiale del film
http://www.platinumstudios.com/
Sito italiano
http://www.dylandogilfilm.it/
Sergio Bonelli Editore
http://www.sergiobonellieditore.it/

N.B. Articolo pubblicato sul Portale d’Arte Pittura&dintorni alla pagina:
http://www.pitturaedintorni.it/artmovie24.htm