sabato 16 aprile 2011

In libreria: “Mare invisibile” di Filadelfo Giuliano

Recensione e conversazione con l’autore di Osvaldo Contenti

Il romanzo di Filadelfo Giuliano è un noir di tipo metropolitano, ambientato principalmente a Catania e a Praga, che con una buona dose di realismo e un attento occhio critico analizza le grandezze e le contraddizioni dell’importante capoluogo di provincia siciliano, assieme a quelle della capitale della Repubblica Ceca, che nel libro in questione sono legate a doppio filo da una comune trama di malavita organizzata.
Temi di infiltrazione mafiosa che riportano subito alla mente il Leonardo Sciascia de Il giorno della civetta o di Todo modo, ma  che Giuliano, a mio modo di vedere (lo verificheremo in una delle domande poste di seguito all’autore), declina in modo differente rispetto al grande scrittore siciliano, puntando i riflettori più sull’uomo che sulla società che lo circonda, accendendo anche dei flash autobiografici, in una soggettiva dove il narratore e il personaggio principale della storia sono una cosa sola.
In tale ottica, “Mare invisibile” (Azimut editore), propone una trama investigativa mai fine a se stessa, bensì orientata a mettere a fuoco il malaffare e il degrado che va espandendosi nelle città sopracitate, ma con la peculiarità di rapportarsi sempre alla situazione di ogni singolo personaggio. Come se questi attori, visti come “pezzi” di un grande gioco di scacchi, acquisissero importanza non per il ruolo in sé, ma per le “mosse” e le posizioni che via via andranno ad assumere nel dipanarsi delle varie vicende. L’uomo al centro del suo destino è quindi il fulcro del romanzo di Filadelfo Giuliano. Un’impostazione molto netta, che il lettore farà bene ad adottare come chiave di lettura di tutto il racconto.
Nondimeno, a parte le decisive mosse del singolo, la pericolose e ramificate metastasi provocate dall’insinuarsi della malavita organizzata nei gangli della società sono ben presenti nella mente del Nostro. Un cancro del malaffare che il corpo sano di Praga e Catania hanno finora saputo contrastare efficacemente, anche se con vistose e crescenti difficoltà.
Difficoltà che Giuliano, per una sorta di ideale prolungamento, incarnerà anche nell’incerto e problematico protagonista del romanzo, il redattore di cronaca nera Guido Scuderi, che in forza della sua professione e delle frequentazioni praghesi, fino all’ultimo atto della storia si troverà coinvolto più o meno direttamente nelle vicende che hanno portato all’uccisione del pittore Massimo Pulvirenti.
Un assassinio che metterà a nudo sia un fitto sottobosco di agganci malavitosi sorti tra Praga e Catania che le debolezze e le contraddizioni del giornalista dell’Isola, diviso com’è tra l’antica infatuazione per l’attraente Pavlina e per l’altrettanto affascinante ma più assennata Giulia Consoli, collega di redazione di Guido.
Un intelligente espediente narrativo finalizzato a porre dinanzi ad uno specchio i peccati individuali di Guido a quelli dei malavitosi, che quindi non potranno che risolversi specularmente, a significare che il riscatto morale del singolo può riflettersi anche sulla collettività.
Una visione forse un po’ romantica, al limite della forzatura, ma che ha l’indubbio merito di porre il tema della responsabilizzazione di ogni singola persona a simbolo di una pulizia morale capace di nettare, senza delegare a terzi, anche il più piccolo ambito insozzato dall’illegalità.
Da ultimo, però, a prescindere dagli aspetti malavitosi, va doverosamente segnalato che l’ottimo romanzo di Filadelfo Giuliano offre anche un eccezionale e affettuoso affresco di Catania e dintorni, impreziosito da amorevoli e puntuali dettagli artistici e gastronomici. Per cui, nei seguenti quesiti posti all’autore, ho posto l’accento sia sulla città di Catania che sullo scrittore Leonardo Sciascia, menzionato all’inizio dell’articolo.

Quanto ha inciso la lezione di Leonardo Sciascia sul tuo romanzo che ha come centro nodale la città di Catania?

Non molto. Solo qualcosa dell’ultimo Sciascia quello di Una storia semplice e Il cavaliere e la morte. Ho fatta mia la grande lezione in fatto di noir di Jean-Claude Izzo. Dell’ultimo Sciascia mi ha interessato il suo stile asciutto ed essenziale.

Quel “Mare invisibile” che dà il titolo al tuo romanzo suona malinconicamente polemico. Sbaglio?

Nessuna polemica. Il mar invisibile a Catania è un dato di fatto. Il ponte della ferrovia ha nascosto il mare alla città che in genere viene conosciuta come la città etnea. Catania è più famosa per il vulcano che il mare che la bagna. Questo ha anche un risvolto esistenziale. Un’assenza che incide sugli umori e sul modo d’essere della città.

Note biografiche dell’autore

Filadelfo Giuliano è nato a Catania. Vive e lavora a Vicenza. Si occupa di letteratura ceca e ha tradotto in italiano: Eravamo in cinque di Karel Polacek; lo scrittore Tomas Garrigue Masaryk; e, per Salani, I ragazzi di velluto di Sheila Och. Con Azimut ha pubblicato, nel 2008, Ritorno in Sicilia, vincitore del Premio “A sud di Tunisi”, Città di Portopalo.

In libreria e on line

“Mare invisibile” di Filadelfo Giuliano è acquistabile in tutte le librerie della catena Feltrinelli e nel sito di questo stesso editore all’indirizzo:
e nel sito deastore.com in:
 
Sito dell’editore
http://www.azimutlibri.com/

N.B. Articolo pubblicato su PALCOSCENICO in:
www.palcoweb.net