martedì 31 maggio 2011

Film in DVD: "La rivoluzione di Malevic" di Fabiola Giancotti


Recensione di Osvaldo Contenti

La singolarità del film di Fabiola Giancotti, è che da strumento divulgativo sull'attività del maestro russo Kazimir Malevic (Kiev 1878 - Leningrado 1935), mano a mano che le immagini acquistano sostanza, il video prende vita autonoma come oggetto d'arte in sé. Grazie a un montaggio molto accurato, all'attenta soluzione ritmica delle dissolvenze, all'utilizzo di immagini-simbolo contestualizzanti un'epoca e alla precisa scelta di riportare, in fase di commento, gli scritti del Nostro, mediante un supporto vocale interpretativo del sentimento dell'artista, oltre che delle sue intuizioni e intenzioni. Il tutto, accompagnato da un'ottima sequenza di brani musicali, tra i quali quelli di Bartok e Rachmaninov, che chiudono il cerchio di una composizione talmente complessa che, cambiando prospettiva, può benissimo prendere il posto di un'opera visuale che argomenta altre opere. Non è poi così strano.
Ricordate il paradosso dell'artista che dipinge se stesso mentre dipinge se stesso, e così via all'infinito? Il principio è il medesimo, soltanto che stavolta l'autrice riprende una se stessa invisibile che compone un video su Malevic. Per rimanere in questa logica di prospettive multiple, io stesso, nel redigere questa recensione, osserverò l'autrice che a sua volta osserva il maestro russo. Se siete interessati a questo "gioco d'arte" continuate nella lettura.
In posizione terza, dunque, ho notato che ne "La rivoluzione di Malevic" vi è un anelito non solo a testimoniare ma anche a sublimare l'attività dell'artista russo. Difatti, chiedendo a Fabiola Giancotti di chiarire le motivazioni legate al suo film, la risposta è stata inequivocabile: "Questo film" - ha risposto l'autrice - "è il mio omaggio all'artista, allo scrittore, all'intellettuale Malevic. Al fondatore, al rivoluzionario, al maestro Malevic. Per troppi anni i suoi scritti non sono stati letti, le sue battaglie sono state ignorate, le sue novità e le sue acquisizioni cancellate.
Le opere, la vita, gli scritti di Malevic sono straordinari. Lo spessore culturale è straordinario. La lingua è straordinaria". Una presa di posizione, quella della regista, giustificata dall'odioso oblio che l'iniziatore del Suprematismo subì già a partire dall'ottusa repressione staliniana, che nel '30 prima lo fece arrestare (per una ridicola condanna tout court dell'arte astratta), e poi lo costrinse a rientrare nei ranghi del realismo socialista.
Ad ogni modo, nel film le motivazioni dell'autrice sono tradotte sempre con spirito costruttivo, senza dietrologie di sorta, ma guardando in prospettiva alla grandissima influenza di Kazimir Malevic sul variegato movimento astrattista. O sul modello Bauhaus, la scuola-movimento fondata in Germania da Walter Gropius che per prima si incaricò di dettare le possibili connessioni tra arte, artigianato e produzione industriale. Una fusione dalla quale scaturì l'odierno concetto di design per i prodotti di largo consumo, senza il quale non esisterebbero quei mobili o quell'oggettistica, dall'arredamento componibile alla semplice tazzina per il caffè, che oggi trovano posto in ogni angolo delle nostre abitazioni.
Come dire che Malevic continua a vivere negli ambienti che abitiamo, anche se non ce ne rendiamo conto.
Malevic, però, come viene evidenziato anche nel film, verrà soprattutto ricordato per lo sganciamento rivoluzionario da un mondo non-oggettivo per lui irrapresentabile. Di conseguenza, l'artista di Kiev, come Kandinskij, con l'intuizione filosofica che chiamerà Suprematismo (la cui opera-simbolo è il "Quadrato nero su sfondo bianco" del 1915), cercherà di guidare gli artisti verso una concezione pura dell'arte, dove la spiritualità, unita all'assoluta stilizzazione delle forme, è l'unico tramite significante tra tela e colore.
L'immaginazione dell'artista sopra ogni cosa, insomma. Con un linguaggio che deve de-strutturarsi sino all'essenziale, per raggiungere una fusione con lo spirito ideale di una forma svincolata dalla gabbia della presunta oggettività. In altre parole, per Malevic l'imitazione di una realtà che si appalesa come non-oggettiva non è più il fine ultimo dell'artista.
L'occhio dell'autrice, allora, per indicarci questa nuova strada non solo ci mostra il percorso dell'artista, ma arrivata alle soglie del Suprematismo cambia a sua volta le modalità di linguaggio degli speaker (i bravissimi Pierre Bresolin e Chiara Pavoni), convertendo le sonorità vocali in un riverbero, in un'"orchestra di voci" che traduce quel momento rivoluzionario in una polifonia di suoni puri come il pensiero, affinché: "Malevic riprenda il suo posto su questo pianeta. Per ristabilire il sacro, l'intoccabile e l'invisibile della sua arte", come sottolinea la regista.
Fabiola Giancotti, ricercatrice, lungi dall'aver smarrito "la curiosità sul termine 'astrazione'", come lei dice, in un prossimo futuro auspica di poter completare la trilogia iniziata con Malevic lavorando anche su Kandinskij e Mondrian, altri due grandissimi pionieri dell'astrattismo. Cosa che ci auguriamo anche noi di Pittura&dintorni, visti gli ottimi esiti attuali.

DOVE ACQUISTARE IL DVD

"La rivoluzione di Malevic" di Fabiola Giancotti, DVD durata 16:02, è in vendita on line alla pagina internet: http://www.dizionariodicifrematica.it/paginetesti/malevic.html

N.B. Articolo pubblicato sul Portale d’arte Pittura & dintorni all’indirizzo:
pitturaedintorni.it

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