giovedì 29 maggio 2014

Bozzetto di Osvaldo Contenti per il manifesto della mostra “Nomadilandia”




Su Facebook, questo disegno preliminare ha riscosso parecchio successo, con ben 50 “Mi piace” e una nutrita serie di commenti, tra i quali ne ho estrapolati i seguenti quattro, che come leggerete comprendono anche due eccellenti componimenti poetici omaggianti l’opera in questione. Lasciandovi alla lettura dei testi, ringrazio di cuore, assieme agli altri amici di FB, Angela Gatto, Daniela Altobelli, Maria Di Stefano e Daniela Moriconi per il loro attento e acuto supporto.

Il posto delle fragole per tutti i nomadi. Tutti siamo un po' nomadi.....lo siamo dentro!
ANGELA GATTO

Bellissima questa famiglia....colori, tradizioni rom, sentimento universale l'amore x un bimbo.
DANIELA ALTOBELLI

Condannato a correre per non morire, il vento incarna lo spirito nomade.
Nessuno si muove come il vento.
Nessuno vola, corre, sfiora, muove il deserto come il vento....
Spirito nomade con il cuore colmo di amore che li rende famiglia....
MARIA DI STEFANO

PUZZLE: Oltre il silenzio, oltre il finto riposo degli occhi, nessun tremore, la solitudine non fa paura, quanto esserlo. Scavalcare, immagini prepotenti, inchiodare la mente al passato. Presenti oggi, senza origini o appartenenza. Affrontare il muro… Affrontare noi stessi, tasselli incastrati,affini,diversi, calamite, calamità, sotto forma di Sole, stelle, maree, onde anomale. Il puzzle è completo, un caos infinito, un continuo respingersi ed attirarsi, nelle vibrazioni e assenze, trovarsi, cercarsi, perdersi, riabbracciarsi… una carezza a quel volto… uguale al mio!
DANIELA MORICONI

sabato 17 maggio 2014

“PRINCIPESSA MONONOKE” di Hayao Miyazaki


Recensione di Osvaldo Contenti


Per la riedizione di questo capolavoro del cinema d’animazione (la cui prima versione venne distribuita in Giappone nel 1997), l’artista e regista Hayao Miyazaki ha modificato e disegnato ex novo più della metà dei 144mila disegni che compongono la struttura grafica del film “PRINCIPESSA MONONOKE”.
Un’impresa titanica che ha ben pochi precedenti nel suo genere, anche perché molte tavole realizzate dal Nostro sono dei veri e propri acquerelli di carattere bucolico, talmente dettagliati e realistici da competere con quelli di Roesler Franz o di William Turner...

>> Leggi l’intero articolo su Pittura & dintorni

sabato 10 maggio 2014

Al cinema dall’8 maggio: “THE GERMAN DOCTOR” di Lucía Puenzo




Vecchie ossessioni e nuovi interrogativi

Recensione di Osvaldo Contenti


A metà strada tra realtà e finzione, “THE GERMAN DOCTOR” racconta le ipotetiche vicende legate al dottor Josef Mengele, un criminale nazista, esperto in eugenetica, che dopo la disfatta del Terzo Reich si trasferì clandestinamente in Argentina, dove ha effettivamente vissuto per almeno quattro anni.
La regista Lucía Puenzo colloca la sua storia romanzata nel 1960, quando Mengele fu segnalato a Bariloche, una bellissima località turistica, nota come “La Svizzera argentina”, originariamente fondata da austriaci e tedeschi, che quindi ha senso inserire nelle possibili mete del medico nazista.
Ma da qui in poi, il film è un’opera di pura fiction, per cui, seguendone la trama, dobbiamo prendere per buona l’ipotesi che Mengele venne ospitato nella casa vacanza dei coniugi Eva (Natalia Oreiro) ed Enzo (Diego Peretti), genitori di tre figli, tra i quali la dodicenne Lilith (Florencia Bado), che per un difetto della crescita ne dimostra al massimo nove.
Il dottor Josef Mengele (ben interpretato da Alex Brendemühl), di cui nessuno sospetta la vera identità, è fortemente attratto da Lilith e dal suo deficit, il che risveglia in lui l’ossessione legata ai suoi trascorsi nazisti: la purezza della razza, la perfezione corporea e gli incontrollati esperimenti con l’ormone della crescita, che non molto tempo addietro gli erano valsi l’appellativo de “L’angelo della morte”, poiché perpetrati, senza alcun tipo di freno e remora morale, nel campo di sterminio di Auschwitz.
Un’ossessione che la regista argentina (già autrice nel 2007 di “XXY”, dove si tratta ancora di cure ormonali) segue passo passo, quasi pedinando il suo Mengele di Bariloche, con la precisa volontà di scoprire il perché della fascinazione di Lilith per quel dottore dal fare gentile, ma i cui fini erano tutt’altro che raccomandabili.
Un interrogativo che non solo riapre dolorose ferite riferite al nefasto periodo nazista, ma che ne apre di nuove, ben più attuali, relative alla moderna sperimentazione genetica e alle relative considerazioni di carattere bioetico.
Un impegno quindi apprezzabile da parte della giovane regista, che però non brilla, in questa trasposizione filmica del suo romanzo omonimo, di particolari slanci narrativi.          

               
CINELIBRERIA

Il film “THE GERMAN DOCTOR” è tratto dal romanzo di Lucía  Puenzo “IL MEDICO TEDESCO – Wakolda”, pubblicato in Italia da Guanda Editore, mentre il film “XXY”, menzionato nell’articolo, è tratto dal racconto “Cinismo” di Sergio Bizzio.
 
>> Articolo pubblicato sul Portale PALCOSCENICO